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Il Malinteso - A Camus - Una Lettura

  • Immagine del redattore: Marcello Moscatelli
    Marcello Moscatelli
  • 2 ago 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Potremmo definire questa piece teatrale una tragedia degli equivoci.

Dopo decenni il figlio di una famiglia povera che ha fatto fortuna torna al paese natìo,

spinto dal dovere di aiutare i suoi familiari restati in povertà.


Ma non viene riconosciuto e lui stesso per motivi imponderabili non riesce a dichiararsi.


Così affitta una stanza nell'albergo di famiglia in attesa di riuscire a chiarire tutto.


Ma la madre e la sorella hanno deciso di ucciderlo per impossessarsi dei suoi beni,

e fuggire finalmente dall'angusta località che abitano e che odiano.


E lo uccidono.


E solo dopo scoprono chi era.


E allora tutto precipita nella morte.


Della madre per il rimorso, della sorella perché tutto è stato vano.


E la moglie di lui travolta dagli eventi, che in qualche modo presentiva.


Ma questo è un riassunto.


Camus sta nella sorella che dice che nessuno riconosce nessuno, e che ogni desiderio è vano e così pure ogni vita, e farsi di pietra è l'unica soluzione possibile.


E questo è il Camus della disperazione.


Ma non è l'ultima parola.


L'ultima parola è quella del servo.


Che dice "No"


E questo è "L'Uomo in rivolta"


il Camus sovversivo

 
 
 

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