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Il Paradigma Semiotico

  • Immagine del redattore: Marcello Moscatelli
    Marcello Moscatelli
  • 9 set 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

La posizione marxista materialista classica

vacilla di fronte al nuovo paradigma postmoderno/situazionista

che ci dice della centralità della narrazione

come elemento non solo culturale ma anche pragmatico (Che genera fatti)

e all'intuizione situazionista della produzione di segni a mezzo di segni

dove la realtà materiale è un intervallo, un sottoprodotto.


Chiamiamo questo nuovo paradigma Paradigma Semiotico

caratterizzato dal fatto che i Segni generano rapporti sociali

e i rapporti sociali generano segni

circolarmente.


Di più, caratterizzato dal fatto che i segni sono in sé anche rapporti sociali

e i rapporti sociali sono in sé anche segni.


E allora il sociale e il culturale si compenetrano

al punto che una distinzione ontologica

non è più possibile

e struttura-sovrastruttura salta in aria completamente.


Del resto già qualcuno nel corso dell'800 e dei primi del 900

faceva notare che un tornio è un mezzo di produzione

dunque struttura

ma è stato progettato, dunque è cultura

e dunque struttura e sovrastruttura non sono separabili.


Ieri sotto il paradigma positivistico materialista queste notazioni

sono rimaste ininfluenti.


Oggi si impongono a tutti

sotto l'urto dei cambiamenti socioculturali intervenuti

dalla metà del 900 in poi.


E si richiede dunque

una nuova forma di pensiero

marxista o no

marxista o neomarxista o postmarxista

non importa.


Importa che la nuova questione

è l'intreccio inestricabile tra segni e rapporti sociali

cultura e materia

che impedisce di individuare un prius

un fondamento

una metafisica dell'Uno

e ci getta nella complessità.

 
 
 

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