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Lezioni Americane - I Calvino - Una Lettura

  • Immagine del redattore: Marcello Moscatelli
    Marcello Moscatelli
  • 8 set 2020
  • Tempo di lettura: 7 min

Lezioni americane — Leggerezza

Dice Calvino che quando ha cominciato a scrivere era d’obbligo rappresentare il proprio tempo nel testo. Del resto era un tempo di ferro e di fuoco e di grandi passioni. Il Fascismo, la Resistenza, il Dopoguerra, la Ricostruzione, il Comunismo, la Democrazia, la Religione, l’Oriente e l’Occidente.

Ma subito avverte la tensione tra l’esigenza di rappresentare la pesantezza del Mondo (Che gli pare di pietra) e l’esigenza di liberare la scrittura da ogni vincolo, e accedere alle sue infinite possibilità, e con questa alle infinite possibilità del pensiero.

E allora vediamo nel testo tre punti fondamentali

1) Pesante è ciò che vincola, imprigiona, costringe. Leggero è ciò che attraversa e/o sorvola la pesantezza guardandola da lontano e da molteplici punti di vista. Leggero è ciò che è liberamente mobile e non eccessivamente aggrappato al dato empirico.

2) Nell’informatica, l’immateriale, il software il pensiero, la Leggerezza governano la macchina pesante. Qui Calvino intuisce la rivoluzione telematica ma non la approfondisce. Siamo qui di fronte alla tecnica che apre all’era postmoderna, l’era in cui il discorso governa la realtà, i linguaggi leggeri sono più pesanti della pesante materia. Comunque qui sta uno degli elementi del Calvino postmoderno. L’intuizione che siamo alle soglie o dentro al regno della Leggerezza.

3) Come dicevano gli atomisti antichi la materia pesante è fatta di atomi leggerissimi. E questo ci dice che la materia appare pesante ma la sua essenza è leggera. E allora la Leggerezza è più vicina alla verità rispetto alla semplice descrizione realistica, che si ferma all’apparenza

E dunque la Leggerezza che Calvino ci propone appare adeguata alle caratteristiche del nostro tempo (“Le macchine di ferro ci sono ancora, ma obbediscono ai bits senza peso”) e perché è più vicina all’essenza della realtà in generale.

Ed ecco la prima proposta che Calvino ci fa.

Leggerezza.

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Lezioni Americane — Velocità

La seconda proposta di Calvino per il prossimo millennio (Che in realtà è il nostro) è la Velocità.

Il tempo della Letteratura è un tempo particolare. Può essere lento, ricorsivo, o velocissimo saltando decenni in una sola frase.

La lentezza è data da cose come la ridondanza e la digressione e la velocità è data innanzitutto dalla sintesi, dal togliere.

La Velocità si impone alla letteratura almeno da fine 800 inizi 900. Quando si sviluppano veloci mezzi di circolazione e di comunicazione (Questa esigenza di movimento e di velocità sarà ad esempio fatta propria da futurismo).

Ma si impone ancora di più ai giorni nostri dove si danno ulteriori accelerazioni.

Accelerazioni che secondo Bifo superano la nostra capacità di elaborazione mentale e provocano un cortocircuito cognitivo che fa saltare le nostre categorie teoretiche, almeno per quanto riguarda la loro capacità di orientare il pensiero e l’azione.

Ma questa è una digressione.

Dunque la Velocità si impone alla letteratura per stare al passo con gli altri media, per non essere spazzata via da strumenti e luoghi di comunicazione più immediati, più fruibili, più social.

Ma Calvino ci avverte che la Velocità non è data. Si raggiunge attraverso una maturazione lenta che assimila testi, contesti, esperienze ecc…

Dunque la velocità richiesta alla letteratura non esclude la lentezza come valore esistenziale e culturale.

Ci vuole tempo per diventare veloci.

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Lezioni Americane — Esattezza

Esattezza per Calvino è un disegno generale ben costruito, immagini nitide e precise, un linguaggio anch’esso caratterizzato da una estrema precisione.

L’importanza dell’Esattezza sta nel fatto che si dà nella cultura una Peste di segno contrario. L’indeterminazione, il generico, l’oscuro, il banale, il conformista, il già detto, già sentito. Il si dice si sa senza contenuto né spessore.

E allora essere esatti serve a distinguersi e contrapporsi e tentare di rovesciare o almeno arginare la Peste.

Certo in letteratura anche l’indeterminato è un valore, come negarlo, ma anche per essere efficacemente indeterminati occorre Esattezza nel linguaggio, e torniamo dunque al tema.

D’altro canto l’Esattezza presuppone un quadro di riferimento generale, una sorta di cosmologia, in rapporto al quale e solo in rapporto al quale ciò che è preciso si definisce esattamente nel suo significato.

Stare dentro questa polarità, evocare l’universale attraverso il particolare, l’infinito nel dettaglio.

E d’altra parte l’Esattezza non esclude la complessità, mai la letteratura raggiungerà l’univocità perfetta, tanto il linguaggio è polisemico in sé.

E non esclude il movimento, che senza movimento non ci sono Storie.

L’Esattezza dunque non è un assoluto ma una tendenza dentro una serie di polarità e dentro una complessità irriducibile.

Quale in questo nostro Millennio il valore dell’Esattezza per noi?

Dice Eco che nella società dell’informazione le informazioni sono troppe, sono rumore di fondo senza significato. Dunque l’unica possibilità è togliere, ridurre le informazioni cui accedere per poterle comprendere e gestire.

Ebbene nell’indistinto rumore di fondo essere esatti significa distinguersi, essere comprensibili, essere visibili, spiccare sulla fanghiglia informe.

E Il tuo testo dirà al lettore “Non togliere me, vedi come sono nitido? Vedi come, dunque, significo?”

Ma non è solo un valore strumentale che l’Esattezza acquisisce nel nostro tempo. E’ anche un valore culturale.

E’ che nel nostro tempo nell’indeterminato e nell’ambiguo c’è l’inganno, il falso, il male. E l’esattezza diventa un valore morale.

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Lezioni Americane — Visibilità

L’Immagine e la scrittura non sono due cose nettamente distinte, anzi sono intrecciate tra di loro. E sono intrecciate tra loro in due modi fondamentali. L’Immagine genera un testo (Letteratura). Il testo genera un’immagine (Cinema).

All’origine di un testo letterario sta un’immagine che a sua volta si connette con altre immagini e tutte si traducono in parole. Ovviamente in questo passaggio devono entrare dentro le regole della scrittura e altrettanto ovviamente le immagini non sono insignificanti ma sono connesse a intuizioni o concetti relati tra loro.

Ed è ormai chiaro che queste immagini vengono da un altrove. Dio o l’inconscio non importa. Una sfera diversa dall’Io cosciente.

E’ noto che la nascita della fotografia prima e del cinema poi mettono in crisi l’arte e innescano nell’arte stessa un processo di rinnovamento.

Ebbene una volta compreso che anche la letteratura nasce dall’Immagine per la letteratura si pone lo stesso problema. Come si deve scrivere in un mondo nel quale l’Immagine non passa più necessariamente attraverso il testo ma comunica di per sé? Che ne è della letteratura nella civiltà dell’Immagine?

I due poli sono da un lato quello postmodernista che assume le immagini pop o colte o entrambe e ne fa testo, in maniera ironica o mimetica o critica o quant’altro. La letteratura nella civiltà dell’Immagine usa le immagini che la civiltà genera.

Dall’altro quello delle avanguardie letterarie che puntano all’azzeramento del linguaggio e alla messa in questione del senso per ricominciare daccapo in una maniera ancora non chiara e imprevedibile.

E dal punto di vista socioculturale si pone invece, o meglio accanto, il problema di cosa resta dell’autonomia del soggetto in una civiltà dominata da immagini preconfezionate.

E questa questione dell’autonomia dell’immaginazione può essere risolto solo individualmente, imparando volta per volta senza un metodo preciso. Abituandosi a ricavare immagini da testi senza passare per il già visto.

E l’immaginazione per Calvino è, in maniera del tutto coerente, la capacità di vedere il possibile che non coincide con l’esistente, e forse anche la capacità di vedere l’impossibile.

Ecco, l’immaginazione di Calvino richiede e pone in essere al tempo stesso l’autonomia del soggetto. Ed è in questo senso che la Visibilità è un valore da difendere perché custodisce la libertà.

Queste le questioni poste da Calvino, che conclude comunque che anche nella civiltà delle immagini, dentro al groviglio di problemi che questa pone e comunque si intenda risolvere tali problemi, la letteratura rimane un testo composto di parole, segni di interpunzione, righe, pagine. Libri insomma, per come li conosciamo adesso.

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Lezioni Americane — Molteplicità

Lo Gnommero di Gadda è il groviglio di relazioni che decide un evento (Mettendo in discussione la nozione diffusa Una causa Un effetto) e il groviglio di relazioni in cui tutti gli enti e gli eventi stanno e sono quello che sono e diventano quello che diventano.

Molteplicità è questo essere molteplice delle cause delle relazioni e delle letture teoretiche e delle narrazioni letterarie.

Un altro modo di nominare la Molteplicità è Enciclopedia Aperta, una Enciclopedia che non chiude il sapere fissandolo in una forma definitiva ma lo rende disponibile a innumerevoli percorsi rizomatici.

Questa assunzione della Molteplicità porta Calvino a sperimentare l’Iper-Romanzo, un Romanzo che consiste nella descrizione/narrazione dei molteplici sviluppi possibili di un incipit o nella moltiplicazione dei significati di una immagine. Una cosa per certi versi simile a Esercizi di stile di Queneau.

E dunque la Molteplicità da portare nel prossimo millennio nella Letteratura è questa idea del romanzo come grande rete di tutte le possibilità. E a chi invoca l’univocità della linea e della semantica Calvino risponde:

“Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’Enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.

 
 
 

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