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  • Marcello Moscatelli

Artaud - O Della Crudeltà

Com'è noto Aristotele è il teorico della catarsi. Egli ritiene che la rappresentazione teatrale consenta di scaricare le passioni in maniera virtuale, senza agirle, e uscire purificati dalle passioni stesse.


Ebbene se c'è una teoria antiaristotelica del teatro è quella di Artaud.


Il suo teatro della crudeltà non è tale perché rappresenta scene crudeli, ma perché intende intensificare le passioni fino al punto di rottura che spinge lo spettatore all'azione, alla rivolta contro lo stato di cose presente.


Ma non bisogna immaginare la rivolta di Artaud come un fatto politico.


E' qualcosa di assai più radicale, la rivolta dell'Essere contro la Forma che lo fissa e lo irrigidisce in uno stato permanente che non è nella sua natura (Possiamo pensare a Eraclito).


E dunque qualcosa di più sovversivo di una rivoluzione politica, che si limita a dare alle cose una forma diversa senza uscire dalla forma per accedere al divenire.


In Artaud non c'è uno stato di cose ideale da instaurare una volta per tutte, ma il libero fluire dell'Essere attraverso una molteplicità di forme, diversità sincronica e diacronica, perché l'essere è molteplicità in continuo divenire, perpetua dissoluzione e ricostruzione e dissoluzione di forme infinitamente diverse tra loro nel tempo e qui e ora (Possiamo pensare a Derrida e alla decostruzione).


Ed ecco un punto di vista più radicale del radicalismo politico, al quale occorre accedere, se vogliamo una liberazione che sia davvero tale, e non semplicemente il passaggio da una forma di dominio ad un'altra.


Ecco, in sintesi un punto di riferimento (Artaud) da tenere presente nella costruzione del discorso che su questo blog andiamo da tempo facendo.

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