La cultura Dadaista teorizza la coincidenza di vita e arte. Dunque assume come oggetto di rappresentazione artistica anche oggetti di uso comune, espandendo la sfera dell'estetico.
Da qui fondamentalmente, oltre che da elementi della altre avanguardie storiche e dalla rivoluzione dell'astrazione nasce tutta l'arte contemporanea.
Ma non è a mio giudizio questo l'elemento davvero sovversivo della cultura Dada.
Se cerchiamo i luoghi più impervi e più interessanti scopriamo che Dada teorizza una cosa molto singolare, e cioè un processo di creazione artistica che non genera mai l'opera.
Da qui nasce quella che oggi chiamiamo performance, il comportamento come fatto estetico.
E qui si realizza compiutamente l'unione di arte e vita, giacché tutti poniamo in essere dei comportamenti e dunque dei fatti estetici.
E dunque arte e vita coincidono nella prassi.
Prassi non è un termine a caso.
Viene dal greco Praxis e indica un azione che ha in sé stessa il suo scopo.
Si contrappone a Poiesis che è l'azione che ha fuori di sé il suo scopo, l'azione che produce qualcosa.
Ed ecco che il processo artistico che genera un comportamento come fatto estetico e indica come fatto estetico qualunque comportamento rinvia al superamento della tecnica.
Il luogo dell'arte e il luogo della vita è nella Praxis, l'azione autoriferita che non genera nulla, il gioco, il rapporto sociale come fine.
Ciò che inserisce il discorso Dada dentro al discorso della critica del Logos e della Techne e del produttivismo e del consumismo e allude ad una sorta di luddismo culturale.
E della critica marxiana della ricchezza come merce, radicalizzata nella critica della ricchezza come prodotto (Che qui in altra sede abbiamo già visto) e del comunismo come società che non genera innanzitutto oggetti ma innanzitutto rapporti sociali liberi.
Spunti di riflessione, che spesso si intrecciano in questo blog, e che sintetizziamo con una vecchia canzone che dice che la rivoluzione sta "Nella morte della scuola, nel rifiuto del lavoro, nella fabbrica deserta, nella casa senza porta..."
(G Manfredi)
Comments