In bilico stava sul ciglio.
Un ponte qualunque, una città qualunque, una donna qualunque.
E lento scorreva il fiume con un frusciare di acque.
E i pensieri affollati.
Ineludibili, intollerabili tenaglie
a lacerare le carni.
.
Crudeltà dopo crudeltà, impossibile a misurarsi, oltre ogni narcosi possibile.
E immagini in flashback raccontano esistenze in frazioni di secondo.
Oscillò pericolosamente. Riacquistò l'equilibrio. Guardò in basso.
Placido e lento scorreva il fiume.
Scuro. Minaccioso. Invitante.
Non così, non prima che il pensiero abbia fatto il suo giro completo, e l'angoscia di morte abbia preso la decisione.
Oltre ogni ragionevole dubbio.
Notte fonda, luce di lampioni, attorno nessuno.
Lei, e le luci arancioni, inquietanti e sinistre.
Lento, indifferente, invitante.
Nessuna regola per la vita, né giustizia, né ragione, né speranza.
Lontano rare automobili tossicchiavano a tratti, riprendendo sicure.
Lontano.
Come tutto ovattato di nebbia e di sangue.
Come uno scatto trattenuto. Non ancora, non ora.
E la mente divagando i possibili passati, raggrumando dolore su dolore, a intermittenza.
Inquietudini.
Fredde.
Alto era il ponte sull'acqua.
Abbastanza da non avere speranza.
Finito troppo presto il tempo delle fragole.
Avvolto in un fitto gocciolare di lacrime e pioggia.
E disperate speranze.
Consumate.
Infine.
Del tutto.
Ecco, come una decisione, l'ineluttabile irreversibilità che invoca l'abisso
senza più esitazioni.
Ma sulla linea dell'orizzonte un leggero bagliore.
E riflessi rossarancio sull'acqua.
Come un vento leggero di brezza che porta profumi lontani.
E fessure di luce.
E metafisiche divine ti invocano
e la strada era grigio cemento
spaccata da un fiore che cresce.
E rispondi.
Sorrise.
Rabbrividì scendendo lentamente.
e lentamente s'avviò
come barcollando ubriaca
come un qualche risveglio.
E la città salutava
il nuovo sole del giorno che nasce.
E la strada era grigio cemento
spaccato da un fiore che cresce.
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