Un incontro che segna due vite, una scommessa. Esiste il delitto perfetto? Il nostro protagonista afferma di no, il suo interlocutore afferma di si, e per dimostrarlo uccide un uomo davanti a lui, senza che l'altro riesca a dimostrare la sua colpevolezza. E resterà impunito.
Qui si apre una partita tra i due che durerà una vita, il poliziotto votato a servire la legge e l'uomo senza morale, il nichilista che a suo talento può fare il bene e il male con la più assoluta indifferenza, per pura autoaffermazione.
Ed ecco che Barlach il poliziotto, cui resta poco da vivere per via di una grave malattia, e Gastmann, il criminale nichilista incrociano per l'ultima volta le loro strade in una tranquilla località svizzera.
Un poliziotto che indagava privatamente su Gastmann e sui suoi loschi traffici viene trovato ucciso e qui si apre una partita a tre tra Barlach, Gastmann e l'assassino, l'assistente di Garlach, che ha agito per motivi di rivalità invidia e carriera (Si può dire in una recensione perché la cosa è abbastanza telefonata nel corso del testo e questo è un giallo il cui centro non è scoprire l'assassino).
Ed ecco che per chiudere la partita di una vita Gastmann si assumerà il compito di condannare il suo avversario per il delitto che non ha commesso, quasi a compensare l'incapacità di molto tempo prima di farlo condannare per un delitto che invece aveva commesso, in una sorta di contrappasso.
Ma non farà ricorso alla legge, agirà invece mettendo il vero assassino e Gassmann l'uno contro l'altro fino ad indurre il primo ad uccidere il secondo.
E infine smascherando il vero colpevole che sarà indotto al suicidio.
E la partita finisce.
E ancora un anno di vita.
E la giustizia non sempre si fa con la legge.
A volte bisogna farsi giudice
e trovare un boia.
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