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  • Marcello Moscatelli

Il linguaggio poetico - Note Heideggerriane

Come abbiamo già visto in altre note su questo blog, la ragione ritaglia dal flusso continuo dell'essere dei concetti arbitrari e li definisce "enti" e impone all'essere di assumere le forme concettuali che lei stessa ha definito.


Cioè, con Adorno, la ragione non è una operazione teoretica, ma una operazione tecnica, un esercizio di potere.


E con Heidegger la ragione separa l'ente dall'essere come continuum, apertura, indeterminazione, flusso.


E con entrambi la tecnica è l'essenza della ragione, che nella sua valutatività distrugge progressivamente il senso e l'umano. Giacché il senso è l'umano stanno appunto nell'irrazionale, immediata, dionisiaca empatia con la totalità dell'essere.


E a questo punto seguiamo Heidegger nel suo discorso sul linguaggio (Rielaborando a modo nostro).


Ed ecco che il linguaggio della tecnica, che poi è il linguaggio della metafisica da Platone ad oggi, quello che prevale è la descrizione, la referenzialità, la maggiore univocità possibile.


La separazione tra gli enti e degli enti dall'essere si codifica nel linguaggio referenziale.


Ed ecco che allora bisogna cercare un altro linguaggio.


Un linguaggio non mimetico, metaforico, allusivo, aperto, indeterminato.


Che ricongiunga gli enti all'essere nell'empatia universale dionisiaca.


Questo linguaggio esiste, sta alle origini del discorso dell'umanità e sopravvive ancora oggi come una discrasia nel mondo della tecnica.


Una cosa inutile.


Una cosa che apre all'essere nella forma del disvelamento, della rivelazione, dell'intuizione, e non della definizione concettuale separativa.


E' il linguaggio poetico.


Ed ecco che per dire l'irrazionale, che è l'autentico, nel mondo della fredda, distruttiva, razionalità tecnica, abbiamo solo la poesia.


Il poeta è un sovversivo, per il solo fatto di essere poeta, perché sovversivo sul piano del linguaggio.


La poesia è il luogo del senso in una società priva di senso.


Il luogo dell'essere in una società che occulta l'essere e genera gli enti separati, alienati dagli altri enti e da sé stessi, e dall'essere, ovviamente.


Parafrasando ancora Heidegger, solo la poesia ci può salvare.

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