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  • Marcello Moscatelli

Per Sempre - MicroRacconto

Rabbrividì un poco, l'aria era fredda. Percorse le strade e i vicoli senza alcuna fretta. Ma il cuore pulsava forte.

Ogni tanto guardandosi attorno.

Qualcuno lo seguiva? Qualcuno sapeva? Qualcuno...


Poco lontano un locale notturno, di quelli alternativi, lo invitava ad entrare.

Non entrò, non poteva, non ancora.

Ragionare a mente fredda era l'unica soluzione.

La stazione, l'orario dei treni, una destinazione, qualcosa.

Un posto dove stare.

Al sicuro.


Il lampioni emettevano una luce arancione, che rendeva tutto sinistramente cupo e inquietante.

Chissà che gente c'è in giro a quell'ora di notte, quando la luna è già alta, e illumina indagatrice.

Quasi sapendo.

Ma evitava le vie frequentate, di proposito, calcolando i percorsi più sicuri.

Passavano per le vie dei devianti.

Tossici e spacciatori e ladri e prostitute.

Meglio così.

Meglio.


Ma l'impressione di essere seguito restava sottotraccia, per quanto la allontanasse, con ogni sforzo possibile.


Scartò di lato per evitare una coppietta equivoca.

Gli avrebbero letto qualcosa negli occhi?

Meglio evitare.

Nascondersi a sé stessi sarebbe stata la cosa migliore.

Stazione treno biglietto destinazione.

Calcolò i denari a sua disposizione, e le distanze.

Una stazione periferica, dimenticata.

Meglio.


Guardò alle sue spalle per l'ennesima volta.

Nessuno.

Meglio.


E infine l'ultimo disperato tentativo.

Forse era stato un sogno, un'allucinazione, un trip.

Sostanze ne prendeva parecchie.

Possibile.


Guardò le mani rosse di sangue.

Era un assassino.

Per sempre.


Non si fugge da una cosa così, ti resta appiccicata addosso.


Nessuna fuga poteva salvarlo.

La colpa era la sua accusa

il suo processo

la sua condanna.


Per sempre.

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