Nondimeno lacerò con furore
strappi di carta sui muri
e ne fece poesia.
Nella notte della luna velata
senza senso né scopo
frequentando locali
dalla soffice musica
e dalle flebili luci
finché si fa giorno.
Attraversamenti imprevisti
tracciando mappe
di mondi impossibili
che pure abitammo.
E metropoli dai freddi rumori
attraversate da bagliori elettrici.
Aspettando nuove aurore
di plastica e piombo.
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