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  • Marcello Moscatelli

PostCultura - Della Decostruzione

Lotman distingue tra culture testualizzate e culture grammaticalicazzte.

Le prime sono fondate su un testo o un corpo di testi, su una tradizione.

Le seconde su un sistema di regole.

Ciò che corrisponde al corpus dei testi fondativi è considerato valido dalle culture testualizzate.

Ciò che corrisponde alle procedure previste è considerato valido dalle culture grammaticalizzate.


Ebbene il Postmoderno e il Postrutturalismo pongono l'esigenza di superare l'impostazione di Lotman e, convergendo a mio giudizio nel discorso di Derrida, avanzano l'ipotesi di una cultura decostruita.


Cioè di una cultura nella quale i testi non possono essere fondativi perché ogni testo genera infiniti significati decisi dall'interprete né possono essere fondative le regole perché dal punto di vista della decostruzione ogni operazione culturale è legittima.


Ciò che rimane è un rizoma, un labirinto, una libera connessione di ogni testo con ogni testo, di ogni segno con ogni segno, di ogni informazione con ogni informazione, insomma di ogni nodo della rete con ogni altro nodo.


Ciò definisce una forma della cultura ma anche una forma della società, giacché la realtà postmoderna è sociosemiotica, tale cioè che i rapporti generano segni e i segni generano rapporti in un circolo ermeneutico privo di fondamento giacché è un processo di generazione reciproca circolare ininterrotta.


E cultura diventa questa circolazione ininterrotta di discorsi che generano prassi e di prassi che generano discorsi in maniera del tutto anarchica, generando spontaneamente stati di pensiero e forme di vita che si danno senza essere decisi.


Una sorta di PostCultura che è anche una PostPolitica.


Cultura decostruita, cultura senza tradizioni e senza regole, cultura anarchica, Postcultura.


E' esattamente quello che ci serve.


E' la forma culturale della Libertà.

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