stavi tu solitaria e seduta al caffè
e ti venni vicino
coi miei fogli di carta
da impiegato al catasto
o poeta alla palazzeschi
o flaneur
e sedetti con aria sfrontata
e poeta ti dissi
e parlammo e parlammo per ore
delle rime di carta e dinchiostro
dei poeti del verde smeraldo
e di un certo locale a zurigo
di stralunati eccentrici disertori
e lenìn che giocava agli scacchi
bianconiglio correva
prevert sdilinquiva
e van gogh sanguinava
ed un altro caffè
cameriere
e la luce che prese a calare
e un locale dattorno cercammo
come guardinghi
nelle ore dell'ombra
e dei gatti randagi
e ti dissi di me e di bologna
di una certa giornata di marzo
e di roma e di di vie lastricate di fuochi
e ginestre e lamponi
e di fragole e sangue
al caffè dei celerini
all'ora del tè
le signore sono ammesse
è gradito il tallier
la collana di perle
e le calze velate
e le scarpe di fetish
rosse
o viola
e ascoltavi e guardavi
e intrecciavi le dita
e vicina e lontana
annodavi i monili
di metalli ambrati
sopra il polso sottile
dalla pelle nivea
e dal leggero tremore
e vicini e lontani
e di intrecci di trame
eran fatti gli sguardi
e di intrecci eran fatte le mani
e di intrecci
e di trame e parole
e di orologi inceppati
e di vetri incrinati
e di sguardi incrociati
e ancora e ancora e ancora
e volevo quel rosso che avevi sul viso
acceso di temperature inusitate
intenso su piccole labbra nervose
e sguinciavo con gli occhi
quello spazio tra i seni
senza darlo a vedere
e volevo e volevo
e volevo e volevo e volevo
e volevi
e baciami
allora
Commentaires