New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine
E per quanto la esplorasse, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione di essersi perduto
Perduto non solo nella città ma anche dentro di sé
Ogni volta che camminava sentiva di lasciarsi alle spalle se stesso, e nel consegnarsi al movimento delle strade, riducendosi a un occhio che vede, eludeva l'obbligo di pensare
e questo, più di qualsiasi altra cosa, gli donava una scheggia di pace, un salutare vuoto interiore
Il mondo era fuori di lui, gli stava intorno e davanti, e la velocità del suo continuo cambiamento gli rendeva impossibile soffermarsi troppo su qualunque cosa
Il movimento era intrinseco all'atto di porre un piede davanti all'altro concedendosi di seguire la deriva del proprio corpo
Vagando senza meta tutti i luoghi diventavano uguali e non contava più dove ci si trovava
Nelle camminate più riuscite giungeva a non sentirsi in nessun luogo
Paul Auster
Trilogia di New York
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