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  • Marcello Moscatelli

Una Strana Canzone

Una strana canzone

una strana storia

un un undicenne

e la violenza proletaria


dunque siamo nel 77

a pochi chilometri dei pezzenti morti di fame

e senza tetto

occupano delle case

San basilio

Roma


e arrivano tremila celerini

e la gente in piazza

e sparano

e uccidono un compagno

Fabrizio Ceruso

diciannove anni

Autonomia Operaia


e fin qui quasi tutti si commuovono


poi però la storia continua

e stavolta spariamo pure noi

e la celere se ne va


a questo punto compagni

non va bene più

manca l'analisi

e poi non cho lelmetto


ma è che hai nel cuore

che l'unico povero buono

è quello morto

se ti difendi

sei cattivo

devi morire

e io piango

come i coccodrilli

e basta


Bene io avevo undici anni e ricordo che pensai

hanno fatto bene i compagni

pensai forse è troppo

intuivo coi nervi e col cuore

che era così


Perché?


Perché anche io nasco povero

e abito per un po in una casa inagibile

fredda umida muffa

che ce poi morire dentro

a starci troppo


poi le cose girano meglio

e va bene


Ma

si vede che

avevo in giro

l'idea che

avesse girato male

forse eravamo fra gli occupanti anche noi

io papà e mamma

forse eravamo in piazza

forse sparavano a noi

forse cadevo io

tipo così


e allora è facile dai salotti

che non hai freddo a gennaio

sotto i ponti di roma


forse da lì si pensa

e si sente

che tu devi morire di freddo

perché uno speculatore palazzinaro

ha troppo

e vuole ancora di più

e tiene le case vuote

che sale il prezzo delle altre

e lui guadagna di più


e

tu

devi

morire

di

freddo

e

le

case

restare

vuote

e

inutili


e allora da lì forse pensi

e senti

sticazzi io entro

tu chai troppe case bello

e se sono troppe

non sono tue

sono di chi gli servono

perché è povero


e forse da lì quando ti sparano

perché non vuoi morire di freddo

pensi che si cazzo

stavolta sparo pure io


non si può sapere

sono situazioni estreme

cosa farai lo scopri solo se ti ci trovi


e allora io

forse scappavo in india

e cercavo budda

forse sparavo

non lo so

non lo sa nessuno

non si può sapere


però capisco che

da lì

si poteva pensare di farlo

aveva un cazzo di senso

giusto o sbagliato

lo sa gesù


e allora la canzone

violentissima

come quei tempi furono


Autonomia Operaia

Per Fabrizio Ceruso


Nessun giudizio

non fummo gentili

e forse non potevamo


e pensate a noi

con indulgenza




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