Gli indifferenti non sono indifferenti. Sono inautentici. Mai mossi da un sincero impulso interno agiscono per motivazioni esteriori, convenienze sociali o personali, convenzioni sociali. Si fa si pensa si dice.
E questo crea uno stato di sofferenza psichica alla quale i più sensibili cercano di sottrarsi, mentre gli altri aderiscono all'inautentico fino a non sentirlo più come un problema.
In particolare Michele, incapace di moti spontanei dell'animo come gli altri, a differenza degli altri è anche incapace di aderire all'eteronomia e dunque avverte la sua condizione con sofferenza.
Nel più inetto c'è un di più di coscienza e di umanità .
Nel più indifferente un di meno di indifferenza.
E gli altri giocano la loro partita.
Insensate illusioni di donne non più amate
illusioni di vita nuova purché accada qualcosa purchessia
inganni e intrighi e calcoli economici
in un rutilare di falsa socialità mondana.
E nel fallimento finale di Michele
che non riesce ad uccidere Leo perché scorda di caricare la pistola
c'è la sua moralità superiore.
La mente non procede a caso
se dimentica è perché non vuole
dunque egli non vuole uccidere
perché sente che c'è un principio superiore
che osta.
E dunque proprio in lui che avverte l'insensatezza più di tutti
sta anche l'intuizione che un senso
alla fine
esiste.