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Gli Indifferenti - A Moravia - Una Lettura

  • Marcello Moscatelli
  • 19 ott 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Gli indifferenti non sono indifferenti. Sono inautentici. Mai mossi da un sincero impulso interno agiscono per motivazioni esteriori, convenienze sociali o personali, convenzioni sociali. Si fa si pensa si dice.


E questo crea uno stato di sofferenza psichica alla quale i più sensibili cercano di sottrarsi, mentre gli altri aderiscono all'inautentico fino a non sentirlo più come un problema.


In particolare Michele, incapace di moti spontanei dell'animo come gli altri, a differenza degli altri è anche incapace di aderire all'eteronomia e dunque avverte la sua condizione con sofferenza.


Nel più inetto c'è un di più di coscienza e di umanità.

Nel più indifferente un di meno di indifferenza.


E gli altri giocano la loro partita.


Insensate illusioni di donne non più amate

illusioni di vita nuova purché accada qualcosa purchessia

inganni e intrighi e calcoli economici

in un rutilare di falsa socialità mondana.


E nel fallimento finale di Michele

che non riesce ad uccidere Leo perché scorda di caricare la pistola

c'è la sua moralità superiore.


La mente non procede a caso

se dimentica è perché non vuole

dunque egli non vuole uccidere

perché sente che c'è un principio superiore

che osta.


E dunque proprio in lui che avverte l'insensatezza più di tutti

sta anche l'intuizione che un senso

alla fine

esiste.

 
 
 

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