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Il Libro delle Felci

  • Marcello Moscatelli
  • 31 ott 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Può un libro sulle felci appassionare il lettore medio?


Può se lo scrive Oliver Saks.


Può se la storia è una storia di felci ma anche la storia di psicologie e forse di antropologie.

Di cosa è un gruppo di persone disinteressate unite da una passione a sua volta disinteressata.


Può se è una storia dell'ambiente attorno alle felci. Piante acque pietre.

E se piante acque felci pietre sono personaggi che raccontano una storia.

La storia della vita, la storia di una civiltà remota che tuttavia in qualche modo sopravvive.


E allora ecco città e sacerdoti e mercanti e schiavi e architetture e simmetrie e asimmetrie.


E se è il flusso di coscienza che accompagna un viaggio nella città messicana di Oaxaca, che in una località ricca di felci e piante è ricchissima.


E se è la storia di persone che lì hanno deciso di vivere per seguire una passione, fino a diventare parte dell'ambiente sociale e naturale e a condividerne la cultura, i problemi, le soluzioni.


E se è ricordi e associazioni e ripensamenti e illuminazioni.


Insomma se è a suo modo un piccolo romanzo-mondo.


Che ci dice di ciò che siamo e che non siamo.

Che esiste anche l'Altro.

Che siamo parte di un tutto e di un divenire.


E che gli studiosi sono persone bizzarre.

E allora si, un libro sulle felci può interessare il lettore medio

purché non sia anche mediocre.


O. Sacks: Diario di Oaxaca

 
 
 

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