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Il Malinteso - A Camus

  • Marcello Moscatelli
  • 1 nov 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Potremmo definire questa piece teatrale una tragedia degli equivoci.

Dopo decenni il figlio di una famiglia povera al paese natìo,

ha fatto fortuna ed è spinto dal dovere di aiutare i suoi familiari restati in povertà.


Ma non viene riconosciuto e lui stesso per motivi imponderabili non riesce a dichiararsi.


Così affitta una stanza nell'albergo di famiglia in attesa di riuscire a chiarire tutto.


Ma la madre e la sorella hanno deciso di ucciderlo per impossessarsi dei suoi beni,

e fuggire finalmente dall'angusta località che abitano e che odiano.


E lo uccidono.


E solo dopo scoprono chi era.


E allora tutto precipita nella morte.


Della madre per il rimorso, della sorella perché tutto è stato vano.


E la moglie di lui travolta dagli eventi, che in qualche modo presentiva.


Ma questo è un riassunto.


Camus sta in alcuni luoghi particolari.


Camus sta nella sorella che dice che nessuno riconosce nessuno, e che ogni desiderio è vano e così pure ogni vita, e farsi di pietra è l'unica soluzione possibile.


E questo è il Camus della disperazione, della mancanza di senso.


Ma non è l'ultima parola.


L'ultima parola è quella del servo.


Che dice "No"


E questo è "L'Uomo in rivolta"


il Camus sovversivo.


Il Camus che apre alla speranza.


I due Camus

Assieme

 
 
 

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