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  • Marcello Moscatelli

Il Primo Uomo - A Camus - Un Libro

Il Primo uomo è la storia di un uomo che cerca suo padre, scomparso lui piccolissimo, e trova sé stesso.


L'uomo è Camus e la sua storia ci dice molte cose.


Ci dice della miseria, di come deprivi l'uomo dei beni, ma anche del senso, della possibilità di concepire il mondo, di capirlo, e di capire cosa accade esattamente quando il mondo lo coinvolge, lo chiama.


Una deprivazione semiotica e spirituale.


E tuttavia proprio questa umanità deprivata di tutto è l'uomo nella sua essenza più pura.

Superiore a chi gli è superiore.


E così in Camus convivono il desiderio di accedere allo spirito e quello di restare fedele ai poveri privi di spirito, il desiderio di dare voce a chi non ha voce e la coscienza che il silenzio è superiore alla parola che vuole significarlo.


Fuga e fedeltà.


Rinnegare e rappresentare.


Scrivere a nome chi non sa leggere ed è escluso dal linguaggio della civiltà.

E tuttavia al linguaggio della civiltà è superiore.


Per diventare quello che è deve tradire quello che è.

Questa la tensione interiore di Camus.


Perché lui appartiene allo spirito non meno che ai privi di spirito.

E non può compiersi senza tradirsi e senza tradire.


E ci parla Camus di una differenza.

La differenza tra chi ha sempre visto il potere come un che di altro, cui occorre resistere

e chi è nato col potere tra le mani, nei libri ereditati fin da piccolo nella biblioteca di famiglia, negli agi economici, nel ruolo e nel prestigio che dal padre si infonde nel figlio.

Naturaliter.

Fin dall'infanzia.


E ci dice come e perché dunque, l'intellettuale borghese, immagina la libertà sempre sotto la forma di un altro potere.

Il suo potere.

Il potere che gli è consustanziale e senza il quale non sarebbe quello che è.

Avete facce da figli di papà

scrisse Pasolini.

Parlava di questo.


E non diventare una altro potere è l'assillo di Camus.

Non generarlo e non diventarlo.

Resistere.

Fare spazio alla vita.

A ciò che inferno non è

come scrive Cavino.


E in questa decisione trova il senso dove il senso non c'è

nell'assurdo dell'esistenza.


Ma trovare il senso nell'assurdo

decidere di dare un senso all'assurdo

è il movimento di pensiero tipico dell'esistenzialismo.


Camus lo declina così.


Fare spazio alla vita

abolire il potere.


Si riesca o no

Qui solo sta il senso.


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