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  • Marcello Moscatelli

L'Enigma del consenso - I Kershaw - Una Lettura

Prenderemo un filo conduttore e lo svilupperemo lungo tutto il testo.

La personalità di Hitler. Caratterizzata fondamentalmente da una serie di fallimenti che provocarono in lui un senso di frustrazione che sfociò in una paranoia da persecuzione. Decisivi sono due elementi.

Essere respinto dall'Accademia di Belle Ari e aver partecipato alla prima guerra mondiale. Due fallimenti, uno personale uno collettivo dell'intera Germania.

Ad entrambi Hitler rispose psicologicamente attribuendo la colpa ad entità esterne. Fondamentalmente gli ebrei e i marxisti. Responsabili i primi del fallimento dell'Accademia e responsabili entrambi della sconfitta militare.


Obbedendo alla sua tendenza alla semplificazione dualistica i due nemici si fusero poi in uno solo. Il bolscevismo ebraico.

In particolare responsabile quest'ultimo della sconfitta militare tedesca in quanto avrebbero minato il fronte interno.

Ed ecco individuato il nemico e la soluzione.

Eliminare questo elemento dal corpo del popolo tedesco per rafforzare la Germania.

Si aggiunsero poi tutti gli elementi impuri e imperfetti. Portatori di Handicap, malati di mente, individui asociali eccetera.


Ma un elemento decisivo del successo hitleriano fu che le sue idee collimavano con quelle di fette consistenti dell'opinione pubblica tedesca. Idee consapevoli e rivendicate o idee implicite e quasi inconsce.

L'antisemitismo ad esempio era diffusissimo in tutti gli strati sociali, così l'insoddisfazione verso la repubblica di Weimar e l'ostilità/paura nei confronti del marxismo.


Questo intreccio tra psicologia individuale e psicologia collettiva spiega in buona misura l'enigma del consenso.

L'inizio della carriera politica di Hitler è il suo ingresso in uno dei tanti gruppi di estrema destra.

Lì si distinse per capacità oratorie, stile efficace del discorso, capacità di persuadere, empatia col pubblico degli uditori.

Questo lo fece salire nella considerazione del gruppo e gli consentì di scalarne le gerarchie interne fino a diventarne il Leader indiscusso.

Il Furerprinzip era infatti una delle idee Hitleriane fondamentali. Solo un forte leader carismatico, libero da ogni intralcio burocratico, giuridico, morale, poteva portare a compimento la missione di liberare la Germania dagli elementi estranei, ostili, nocivi e così rafforzarla e riportarla a una nuova grandezza.


Anche la politica estera era segnata dalle concezioni hitleriane. Il bolscevismo ebraico non stava infatti solo dentro la Germania, ma aveva un luogo preciso dal quale traeva la sua potenza.

L'Unione sovietica.

E così entra tra gli obiettivi strategici la guerra all'URSS, la sconfitta definitiva del nemico, e la conquista ad est dello spazio vitale di cui la Germania necessitava. Tuttavia queste idee potevano aggregare organizzazioni e pezzi di società attorno al partito nazionalsocialista ma difficilmente avrebbero potuto portarlo al potere.


Decisivo fu un evento di portata internazionale. La crisi del 29.

Tale crisi mise la Germania in ginocchio. Rafforzò nella popolazione quella psicologia collettiva favorevole alle idee naziste e determinò un consenso di massa imprevisto, tale da condurre Hitler al potere, e presto al potere assoluto (Dopo alterne vicende che non stiamo qui a ricostruire.).


Immediatamente comincia la costruzione del potere totalitario. Scioglimento di tutti i partiti tranne quello nazista. Occupazione progressiva dei posti chiave in tutte le istituzioni. Costruzione di uno Stato basato sul Furerprinzip.

A tal fine tutte le amministrazioni furono sconvolte, frammentate e sottomesse. Compreso il Parlamento e il Governo e giù giù fino alle amministrazioni locali. Si costruisce una rete di micropoteri dalla portata indefinita e dai contenuti indefiniti ciascuno dei quali orientato a dare attuazione alla volontà del Fuhrer, cioè alla nuova Grundnorm della Germania nazista.


E qui un nuovo aspetto. Il nazismo non vuole diventare un normale regime autoritario, ma vuole compiere una missione storica, istituire il reich millenario. Dunque non può fermarsi, assestarsi su un certo equilibrio, ma deve stare sempre in movimento pena il suo fallimento.


E il movimento perpetuo deve essere vincente, pena la sconfitta.

In politica estera ciò si esplica in una politica di potenza destinata ad annettere territorio dopo territorio con l'obiettivo/pretesto di riunire tutti i tedeschi sotto lo stesso reich, ma sempre avendo in mente l'obiettivo strategico dell'espansione a est.


Grazie all'irresolutezza delle potenze occidentali, e al fallimento di ipotesi alternative come una alleanza tra Russia e potenze occidentali per isolare la Germania questa politica ha un grande successo.

Ad ogni successo sul piano internazionale segue uno stato di esaltazione nazionalistica, cresce il consenso al regime e si organizza un plebiscito destinato a formalizzare e consolidare tale consenso. Sul piano interno e di fronte alle potenze straniere.


Esaltato dai successi così ottenuti Hitler si convince di poter raggiungere qualsiasi suo obiettivo con estrema facilità. Ciò rende sempre più audace la sua politica estera fino agli eventi di Polonia.

Imprevedibilmente l'occupazione della Polonia interrompe l'inerzia delle potenze occidentali e dà il via alla seconda guerra mondiale.

Tuttavia anche qui Hitler ottiene grandi successi. La Francia crolla. Parigi è occupata. Al Nord potere diretto dei nazisti al sud la repubblica di Vichy.


Restano fuori l'Inghilterra, la neutrale Svizzera mentre l'Italia è alleata nell'accordo dell'Asse. Tutto sembra compiuto. Non resta che piegare l'Inghilterra e poi dedicarsi all'espansione ad Est.


Ma l'Inghilterra resiste e ciò costringe la Germania ad organizzare l'invasione dell'URSS senza alcuna pacificazione preventiva, ma anzi essendo impegnata su diversi fronti. Europa occidentale, Africa, Unione sovietica. Questa situazione dopo una serie di successi iniziali si inverte con l'arrivo dell'inverno e con la sconfitta di Stalingrato e con l'entrata in guerra degli USA. A questo punto la guerra è praticamente perduta.


Ma Hitler esclude ogni soluzione ragionevole, spinto dalla logica del tutto o niente ad accettare la distruzione della Germania piuttosto che il compromesso. E infatti finirà esattamente così. Ma il consenso interno non verrà mai meno, né verrà meno tra la popolazione la irrazionale fiducia nella vittoria finale.


Tutti sono pronti ad immolarsi in vista della vittoria finale dell'Idea, anche quando tutto è compromesso con ogni evidenza.


Riassumendo, il consenso al nazismo si spiega con le idee e le qualità personali di Hitler, e col suo carattere. Si spiega col fatto che tali idee coincidono con quelle di larga parte della popolazione tedesca. Con l'organizzazione dopo la vittoria di una efficiente macchina di propaganda. Con l'organizzazione capillare delle masse nelle organizzazioni parallele al partito. Con la fragilità delle esigue opposizioni interne. Coi successi iniziali della politica estera e via così.


C'è insomma un particolare talento, idee semplici, efficaci, popolari e una coincidenza data dalla storia culturale tedesca tra idee Hitleriane e pregiudizi popolari.


In questo senso il nazismo è una costruzione collettiva del popolo tedesco, con rare eccezioni, non meno che il prodotto della hitleriana volontà di potenza.


Questo testo non ha nessuna pretesa di essere esaustivo, si prendono alcuni punti e si focalizza su quelli.


Credo ciò possa essere di qualche utilità.

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