Lingue e linguaggi
- Marcello Moscatelli
- 9 dic 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Va da sé che per lo più si ritiene che , poniamo, gli italiani
parlino la stessa lingua.
Ed è così.
Ma non parlano lo stesso linguaggio
perché varia la conoscenza della lingua
da persona a persona
da gruppo sociale a gruppo sociale
da professione a professione
da livello culturale a livello culturale
da territorio a territorio
da concezione del mondo a concezione del mondo.
Così dentro una lingua esistono una molteplicità di linguaggi
legati alle variabili che abbiamo elencato.
Esistono linguaggi specialistici
dove sono presenti parole note solo agli specialisti
e ignote a tutti gli altri.
Esistono linguaggi territoriali, dialetti,
con parole che non appartengono per lo più
ad un patrimonio universalmente condiviso.
Esistono linguaggi politici o filosofici o religiosi
con una terminologia accessibile e comprensibile solo da chi condivide
certe opzioni politiche o filosofiche o religiose.
E non è solo una questione di termini.
Le parole che appartengono ad un certo linguaggio
sono connesse tra di loro
e formano una cultura, o sottocultura,
anch'essa priva del requisito dell'universalità.
E tale cultura si esprime anche in gruppi/sequenze standardizzate di parole (Meme)
E per di più parole e linguaggi
sono connessi ad atteggiamenti emotivi.
La parola "Eguaglianza" può suscitare entusiasmo o paura o disgusto
in relazione alle coordinate socioculturali di singoli e gruppi.
Ecco alcune note sparse
a dire che condividiamo la lingua
ma non condividiamo il linguaggio.
Che dentro una lingua ci sono diversi linguaggi diversi.
Che ogni linguaggio è una cultura.
Che la comunicazione tra diversi linguaggi è problematica.
Che la molteplicità dei linguaggi è connessa alla complessità sociale
e al conflitto tra soggetti e culture.
Che come dice Wittengstein
i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo
ma anche la qualità del mio linguaggio
decide quale è il mio mondo
e viceversa.
Solo restando al verbale...
I limiti sono solo nella mente