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  • Marcello Moscatelli

Note sul Postmoderno

Il Postmoderno è la filosofia del nostro tempo. Come tutte le grandi fratture culturali essa segna un cambio di paradigma, cioè un cambiamento radicale nel modo di pensare.


Così, e solo così, riusciamo a capire davvero cosa pensavamo prima, senza nemmeno rendercene conto.


L'ambiente culturale nel quale viviamo, infatti, ci è del tutto sconosciuto. Lo consideriamo qualcosa di ovvio.


Finché stiamo dentro un certo ambiente culturale pensiamo e agiamo secondo il si fa si pensa si dice. Siamo nell'impersonale negativo, nell'inautentico. (Heidegger).


Ma anche il Postmoderno ormai è diventato il nostro ambiente culturale, ci dice esso infatti che non c'è più un solo paradigma, ma ce ne sono innumerevoli, e ciascuno sceglie il suo preferito.

E così ciascuno è davvero sé stesso, senza però sfuggire alla socialità.



Italo Calvino esprime bene questa idea postmoderna della molteplicità in un suo celebre passo:


"Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili."

(Lezioni americane).


Una Biblioteca, dice Calvino.

Cioè la molteplicità è la molteplicità dei Testi, da non intendersi solamente come testi letterari ma, secondo la concezione semiotica contemporanea, come ogni "cosa" che sia portatrice di Senso.


Così un testo è anche una musica, un quadro, un film eccetera.

Le lezioni americane sono la letteratura del 2000, sono proiettate in avanti, non appartengono al 900 ma al futuro.


Ma questo futuro è già il nostro presente, perché è proprio lì che noi siamo ora.


Un futuro che può essere Rosso o Nero, ancora una volta dipende.


Ormai abbiamo capito che viviamo nella Rete, ma la Rete non è sempre la stessa cose. C'è la rete Autonoma dello Stato e del Capitale e c'è la Rete Autonoma del Soggetto.

Questa è la Polarità.

Qui oscilliamo.

Aut Aut.


Ma è una polarità che funziona secondo la Fuzzy Logic, tra i due poli vi sono delle gradazioni intermedie.

E lì dobbiamo collocarci, che quelli che aderiscono del tutto ad uno dei due estremi non sempre sono i migliori.

Radicalizzano, è vero, e noi dobbiamo radicalizzare.


Ma radicalizzano troppo e male. E, sia che si collochino col Rosso, sia che si collochino col Nero, in ogni caso fanno vincere il Capitale.


Questi i termini della questione. Qui dobbiamo collocarci, ciascuno di noi, nessuno escluso. E' un problema generale dell'Umanità ma non per questo è un problema astratto, da Filosofi. Al contrario è un problema che investe direttamente ciascuno di noi. E dunque, ripeto, dobbiamo collocarci. Noi, tu.


Riprendendo quanto già detto questo è il secolo della molteplicità.


La molteplicità è una cosa complessa, ma anche semplice.


Complesso, infatti, per eccellenza, è il Rizoma. Una rete orizzontale dove tutto è connesso con tutto secondo diversi possibili criteri di pertinenza. E tutti i criteri, per quanto diversi o contrastanti, sono validi. Dipende dal punto di vista.


E Testo significa Mondo, cioè l'ambiente esistenziale nel quale viviamo. E allora Testo è anche l'abbigliamento, i gesti, gli sguardi e così via.

Prendere la metropolitana, partecipare ad un corteo, ad una processione, ad un concerto, sono tutte cose che hanno a che fare col Senso, cioè con la risposta alla domanda "Perché?".


Uno può dire che è stato a sentire un concerto perché gli piace la musica. E anche questo ha un senso, ha a che fare col senso, ha a che fare col "Perché".

Un altro può dire che ha partecipato ad un corteo per l'avvento della società comunista, e anche qui abbiamo Senso, e gli esempi sarebbero innumerevoli.


Ma è tutta la Filosofia contemporanea che pone il problema del Senso.


Uno per tutti Heidegger e la Tecnica.


Dice Heidegger che la Tecnica è qualcosa che "Ne va", cioè di cui vale la pena discutere, che è importante per la Vita, per il futuro dell'Umanità.


E l'Umanità si è sempre posta il problema del "Senso" fin dai suoi albori. Dalle pitture rupestri propiziatorie di una buona caccia. Perché hai dipinto un Bisonte nella grotta? Per propiziare la caccia. E anche questa è una risposta, anche questa è una motivazione, anche questo è un "Perché?". Anche questo ha Senso.


Ma la Tecnica risponde solo alla domanda "Come?" ed è incapace di accedere al Senso.

In questa discrasia tra bisogno di Senso e dominio delle Tecnica possono accadere cose terrificanti.


Concludiamo con Dada.

Diceva Tzara che "DADA non significa nulla".

Anche qui nessun appiglio, nessun riferimento, nessun orientamento. Niente.

Niente di niente. Niente Paradigma.

Una versione radicale del Postmoderno prima del Postmoderno.

.

Dada è l'Avanguardia delle Avanguardie, l'ultima avanguardia, col Surrealismo, al quale peraltro viene spesso associata (Si parla di DADA-Surrealismo).


E DADA è la fusione di Arte e Vita. Un fatto non solo estetico ma esistenziale ed anche Politico.


E' una radice inestirpabile perché sta all'origine.

E' il Caos come condizione autentica dell'Esserci, ciò che sempre siamo stati, ciò che siamo, ciò che saremo in futuro.


Quando saremo liberi.

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