Le culture orali
cioè le culture prima dell'invenzione della scrittura
hanno alcune caratteristiche interessanti
1) Sono basate sulla memoria.
Non ci sono testi da leggere
ma ci sono testi memorizzati
e trasmessi oralmente.
Ovviamente ciò conferisce ai testi
una variabilità che i testi scritti non hanno.
Un testo orale può essere trasmesso diversamente
da diversi oratori
e diversamente nel corso del tempo
dallo stesso oratore.
Non c'è modo di controllare con certezza.
2) Sono basate sull'udito e non sulla vista
e mentre i suoni sono attorno a noi
e ci avvolgono
i testi scritti sono davanti a noi.
Questo ci dice che l'oralità
è più coinvolgente e meno distaccata della scrittura.
Più Pathos e meno Logos.
3) Raccontare in una cultura orale
è una pratica sociale
spesso rituale.
Non si può leggere come un testo
in assenza dello scrittore
ma richiede la compresenza
dell'oratore e degli uditori.
4) La memorizzazione è favorita dallo sviluppo
di frasi preformulate da adottare
con le opportune variazioni
e combinare tra di loro
a comporre un nuovo testo.
Spesso tali frasi fatte o luoghi comuni
sono in esametro
giacché il ritmo
ne favorisce la memorizzazione.
5) Poiché la comunicazione accade in presenza
entrano in gioco elementi extralinguistici
come il tono di voce i movimenti
i tempi recitativi eccetera.
E ciò vuol dire che l'oralità non è linguistica
ma è semiotica.
6) Le culture orali sono concrete
fanno riferimento agli oggetti
e alle pratiche consuete
a tutti note
e sono scarsamente concettualizzate.
Insomma il mondo dell'oralità
è una cultura a parte
radicalmente diversa dall'universo della scrittura
e questo crea come una barriera alla comprensione
di ciò che dall'oralità nasce
compresi i primi testi scritti
come l'Odissea o i Testi Sacri.
Note mie al testo
Oralità e scrittura
di W.J. Ong