Note sulle culture orali
- Marcello Moscatelli
- 14 nov 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Le culture orali
cioè le culture prima dell'invenzione della scrittura
hanno alcune caratteristiche interessanti
1) Sono basate sulla memoria.
Non ci sono testi da leggere
ma ci sono testi memorizzati
e trasmessi oralmente.
Ovviamente ciò conferisce ai testi
una variabilità che i testi scritti non hanno.
Un testo orale può essere trasmesso diversamente
da diversi oratori
e diversamente nel corso del tempo
dallo stesso oratore.
Non c'è modo di controllare con certezza.
2) Sono basate sull'udito e non sulla vista
e mentre i suoni sono attorno a noi
e ci avvolgono
i testi scritti sono davanti a noi.
Questo ci dice che l'oralità
è più coinvolgente e meno distaccata della scrittura.
Più Pathos e meno Logos.
3) Raccontare in una cultura orale
è una pratica sociale
spesso rituale.
Non si può leggere come un testo
in assenza dello scrittore
ma richiede la compresenza
dell'oratore e degli uditori.
4) La memorizzazione è favorita dallo sviluppo
di frasi preformulate da adottare
con le opportune variazioni
e combinare tra di loro
a comporre un nuovo testo.
Spesso tali frasi fatte o luoghi comuni
sono in esametro
giacché il ritmo
ne favorisce la memorizzazione.
5) Poiché la comunicazione accade in presenza
entrano in gioco elementi extralinguistici
come il tono di voce i movimenti
i tempi recitativi eccetera.
E ciò vuol dire che l'oralità non è linguistica
ma è semiotica.
6) Le culture orali sono concrete
fanno riferimento agli oggetti
e alle pratiche consuete
a tutti note
e sono scarsamente concettualizzate.
Insomma il mondo dell'oralità
è una cultura a parte
radicalmente diversa dall'universo della scrittura
e questo crea come una barriera alla comprensione
di ciò che dall'oralità nasce
compresi i primi testi scritti
come l'Odissea o i Testi Sacri.
Note mie al testo
Oralità e scrittura
di W.J. Ong
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