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  • Marcello Moscatelli

Su Beckett - Una Lettura

Non si capisce l'opera di Beckett se non alla luce di un evento storico che ha segnato l'età contemporanea.


L'evento è Auschwitz.


E Auschwitz è l'Evento perché o è la sconfitta della Ragione o, come sostiene Adorno, la rivelazione del carattere distruttivo e irrazionale della Ragione stessa.


In entrambi i casi siamo nell'Assurdo, nell'assenza di Senso.


Questa è la nostra condizione socioculturale.


Ma questa condizione contemporanea deve comunque essere detta.


Ma l'irrazionale non può essere detto nelle forme della ragione, che con ciò si tradirebbe nel linguaggio stesso la cosa che si deve raccontare, e cioè l'irrazionale.


Ed ecco sperimentazioni linguistiche che vanno dal monologo interiore alla rottura delle regole della scrittura fino all'illegibilità, dall'abolizione della punteggiatura alla sua moltiplicazione che frammenta il discorso in minuscole particelle che il lettore è chiamato a connettere.


Ma la condizione che deve essere detta è l'assurdità del mondo e della vita, l'assenza di senso.


E assurda e priva di senso la vita non è che un lento morire.


E questo fanno i personaggi di Beckett, tardano a morire o vivono una non vita.


Immobilità, mutilazioni, vincoli impediscono loro di esistere appieno.


E l'eventuale felicità vissuta è presto superata dal fallimento e dal degrado, che però non sono rinnegati e la felicità non è rimpianta perché la felicità è falsa e la lunga decadenza che tende alla morte è la verità dell'esistenza.


Ed ecco cosa rimane del mondo e della vita dopo il fallimento della Ragione.


Una lento morire privo di senso, una sofferenza inerente all'esistere stesso.


Ma come leggere Beckett dal punto di vista di una interpretazione culturale complessiva?


Pessimismo? Rassegnazione? Cinismo? Nichilismo?


Ebbene con Adorno ritengo che l'opera di Beckett vada vista come il sospiro di una creatura oppressa (Marx) che vede il Male, e in questo sta il suo elemento di forza, giacché solo la dissonanza estetica richiama e denuncia la dissonanza sociale del mondo.


Ma sia pure senza affermarlo esplicitamente questo sospiro anela alla liberazione da questa condizione, invoca il bisogno di senso che è insopprimibile nell'essere umano, e la cui privazione genera il Male che Beckett rappresenta.


Convoca senza nominarla la Potenza del Bene come necessità quasi ontologica/esistenziale insopprimibile.


Se Rappresenti il Diavolo convochi anche Dio.


Convochi l'istanza esistenzialista di dare un senso a ciò che non ce l'ha e costruire così la Libertà.


Perché dare senso è una istanza umana insopprimibile e ineludibile.


E allora ecco che l'Assurdo non è l'ultima parola.


L'Assurdo esiste ma è una condizione che invoca il suo contrario.


Ed è del Bene che Beckett ci dice, senza nominarlo mai.

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