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  • Marcello Moscatelli

Un Caffè

Mi alzai presto, assieme alla sirena.

Aspettai, verranno a prendermi tra poco.

Mancavano ancora tre giorni di vacanza.

La signora R. mi aveva messo in camera con un tale che era un idiota o un genio.

Era un posticino delizioso.

Erano passate due settimane esatte.

C'era qualcosa che non capivo.

Qualcuno ci avrà già pensato? perché io non avevo risposte.

Tutto ciò sembrerà a molti molto artificiale.

Tuttavia non è umoristico ma funereo.


La cittadella universitaria era il posto giusto, giacché non possiamo ottenere bellezza dalla vita.

Come sarebbe andata a finire?

Intanto una folla si radunava attorno ad un venditore di spille.

Ho letto sempre con dispiacere ogni riferimento al mio compagno di università che ha scritto dei libri. Poi mi pentivo.

Cercavo indizi nei volti attorno se si erano accorti della cosa.

Anche il giorno seguente continuò a pensare, come una sinfonia sorda.

Tornerò a respirare l'odore dei libri prima di quanto io stesso immagini. Non intendo certo lavorare in banca. Mi mancano i manoscritti incomprensibili, la cosa più interessante della sua esperienza.

Nel corridoio c'erano file di panche come in una sala d'aspetto.

La faccenda del manoscritto smarrito l'aveva tenuto occupato a lungo.

Senza non potevo andare avanti.

Ma innanzitutto, un caffè.

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