Celiberti
- Marcello Moscatelli
- 23 mar 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Celiberti era un normale pittore.
Finché un giorno ebbe modo di visitare un campo di concentramento.
Il campo di Terezine
Era un campo per i bambini.
Ebbe modo di notare i graffiti che i piccoli innocenti reclusi
tracciavano sui muri.
Non erano immagini di sofferenza o disperazione o morte.
Erano cuori.
Fu così colpito da questi segni
che decise di dedicare un lungo ciclo
alla riproduzione di queste immagini.
Il ciclo di Terezine, appunto.
Che ci parla di come l'innocenza e il bene
sopravvivano anche nei luoghi del male radicale.
La bellezza non li ha salvati
ma è rimasta.
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