Di ciò di cui non si può parlare occorre parlare - Su Wittengstein
- Marcello Moscatelli
- 4 giu 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Com'è noto il primo Wittengstein sostiene che di ciò di cui non si può parlare corre tacere.
E tuttavia aggiunge che ciò di cui non si può parlare è esattamente ciò che vi è di più importante.
Dunque o chiarezza senza senso o senso senza chiarezza.
Questa tensione si scioglie nel secondo Wittenstein che attraverso la teoria dei giochi linguistici mette a tema la legittimità di tutti i discorsi, previa precisazione delle regole del gioco.
Ma a loro volta le regole del gioco non sono un dato immutabile, esse sono sottoposte a una continua tensione tra rispetto e trasgressione.
Una mossa linguistica imprevista può essere delegittimata ma può anche produrre un cambiamento delle regole del gioco.
E qui Wittengstein si incrocia con Lyotard che proprio nei giochi linguistici vede la forma nuova della cultura dopo il venir meno dell'episteme.
E nei giochi linguistici come fatto sociale, collaborazione, negoziazione, conflitto.
Qui emergono alcuni punti sparsi.
1) Il linguaggio non è solamente descrittivo ma svolge una molteplicità di funzioni, fra cui esprimere la soggettività, influenzare gli altri e far accadere le cose. (Funzione espressiva, conativa, performativa)
2) Il linguaggio è un rapporto sociale.
3) Il linguaggio è il rapporto sociale fondamentale nell'era Postmoderna
4) Il linguaggio si intreccia con un sistema più ampio di segni, anch'essi con caratteristiche analoghe a quelle viste rispetto al linguaggio
5) La linguistica tende alla semiotica
6) La semiotica tende a diventare società
7) La semiotica è il luogo del conflitto
Niente di organico e sistematico.
Spunti di riflessione
che si intrecciano con altri che andiamo facendo.
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