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Finalmente

  • Marcello Moscatelli
  • 25 mar 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Ero del tutto inconsapevole e distratto

quando si aprì la breccia.

Né mi ponevo particolari problemi.

Solo vagamente avvertivo qualcosa

che andava in crescendo d'intensità.


Pensieri inaccettabili alla mia stessa morale

emergevano sotto le mentite spoglie della ripulsa

ma creavano una sottile attrazione.


Come i folli stavo per essere toccato dagli dei.


E far saltare tutte le regole

materiali immateriali morali sociali

oltre la più sbrigliata fantasia psichiatrica.


Ed era una pulsione vigorosa.


Io ragioniere modello impeccabile rispettoso

mai avrei pensato io stesso così di me stesso.


Ma sventolavano le rosse bandiere

ed era il tempo della rivolta

e a me, proprio a me

che l'avevo sempre sprezzata

proprio a me quella rivolta parlava.


Inconcepibili inconsueti pensieri divennero via via familiari fantasie

e governo ordine disciplina famiglia patria onore

lontani ricordi di un me stesso che faticavo vieppiù a riconoscere.


Sogni come urgenze che si fanno prassi

vogliono farsi prassi

attraverso di me

che ero e non ero i sogni che sognavo.


E quella mattina non andai a lavorare

e quella mattina c'era IL corteo

si preannunciava durissimo.

Quello che volevo

quello che non volevo.


Realtà e fantasia mentre mi portavo sul luogo del raduno

di esseri alieni e familiari

come fossero essi un me stesso sconosciuto e misconosciuto fino allora.


E nel momento del massimo disordine

i pavé divelti

mi passarono un sanpietrino

chissà perché

perché a me

m'aveva riconosciuto?

E come?


Come che fosse lo presi

tanto non lancio

pensai.


Lanciai.


Credo senza colpire nessuno

ma lanciai


Finalmente.

 
 
 

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