Giulio Cesare - W. Shakespeare
- Marcello Moscatelli
- 27 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
La congiura per la morte di Cesare ordita da un gruppo di congiurati mossi da un mix di motivazioni politiche, personali, psicologiche.
Spicca tra questi la figura di Bruto, l'unico ad agire per motivi autentici, sinceri, nobili.
L'amore per la Libertà.
E proprio per la sua indiscussa moralità viene coinvolto dai congiurati.
Un testo politico di un certo realismo, dove le dinamiche del conflitto, il mix di alto e basso, l'uso strumentale delle persone, le finalità non dichiarate, la definizione di alleanze e strategie sono ben rappresentate.
Bruto figura come l'onesto coinvolto nelle trame di personaggi ambigui proprio perché la sua onestà può dar credibilità e consenso ai loro atti.
E Cesare figura come persona coraggiosa che contro oscure ma fondate profezie e contro i segni divini e i consigli dei saggi che lo avvisavano del pericolo decide di sfidare la sorte, perché solo chi non teme la morte muore una volta soltanto.
Coraggiosa ma anche dissennata.
Un chiaroscuro.
Ma proprio l'onestà di Bruto rende possibile la congiura ma ne determina il fallimento.
Rifiutando di uccidere anche Marco Antonio e poi insistendo per dargli la parola infatti determinerà l'ostilità dei romani verso i congiurati, dapprima persuasi dal discorso di Bruto.
E li costringerà alla fuga e determinerà la guerra civile che i congiurati perderanno, assieme alla vita.
Shakespeare tuttavia non è qui un semplice narratore imparziale, un cronista.
Egli simpatizza per Cesare, e la stessa definizione dei personaggi lo mostra, soprattutto attraverso il celebre discorso di Marco Antonio, capolavoro di retorica, ironia e preterizione.
Figurando di dare credito ai congiurati, infatti, egli ne smonta una ad una le motivazioni e presenta Cesare come una figura talmente positiva che solo dei traditori, non certo dei patrioti, potevano decidere di ucciderlo.
Le motivazioni dei congiurati vengono mostrate nella loro insussistenza di fronte alle indubbie qualità di Cesare, di cui lo stesso Marco Antonio era amico sincero e fedele.
E qui si può concordare o meno.
Cesare è il futuro tiranno o un uomo saggio, avveduto, nobile e generoso, che pur dotato di ampi poteri sarebbe stato incapace di abusarne?
Una figura pericolosa per la Repubblica o un sincero amico del popolo?
Il lettore è indotto a propendere per il secondo corno dell'alternativa, ma la scelta pur suggerita lascia aperto il dubbio.
E al tempo stesso il lettore è indotto a simpatizzare con Bruto, per la sua limpidezza morale.
Un altro chiaroscuro.
E Marco Antonio resta fedele a Cesare ma tradisce la fiducia dei congiurati ai quali promette alleanza.
Ancora un chiaroscuro.
Dunque una complessità sta nel testo che non è fatto solo di bianco e nero ma di sfumature.
Ma il nocciolo politico della tragedia è che se devi fare politica devi essere cinico e spietato.
Il rifiuto di Bruto di uccidere Marco Antonio lascia sul campo un nemico pericoloso, e la scelta di Bruto di dargli la parola farà perdere ai congiurati il consenso popolare.
Di qui tutto quello che segue.
Cassio, figura ambigua e tendenzialmente negativa, aveva visto giusto su entrambi i punti, consigliando Bruto di agire esattamente all'opposto.
Come si suol dire se incontri un uomo vero o lo uccidi o lo compri.
Cassio voleva ucciderlo.
Bruto voleva comprarlo.
il Giulio Cesare ci fa capire
che ucciderlo è una scelta più sicura.
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