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Kafka e L'Abisso

  • Marcello Moscatelli
  • 12 mag 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Kafka sta nell'Abisso del non-senso.

Come tutti noi.


E il non senso è l'automatismo macchinico impersonale infallibile,

che anche quando sbaglia uniforma la realtà al suo errore,

e dunque non sbaglia mai.


E sospesi nel non senso contempliamo la macchina senza capirla.


Perché nemmeno lei capisce sé stessa.


Tutto è privo di senso.


In alto inarrivabile sta il Potere dell'arbitrio fine a sé stesso.

La legge inaccessibile.


L'angoscia di Kafka è l'angoscia dell'impiegato che comprende la sua inutilità e cerca rifugio nella scrittura,

che però poi intende distruggere,

come se anche questo rifugio fosse inutile e insensato.


Ma, nonostante e contro Kafka noi abbiamo i suoi testi

e vediamo l'abisso assieme a lui.


E l'unica cosa che possiamo fare è chiedere senza fine

"Sentinella, a che punto è la notte?".


E l'eterno ripetersi di questa domanda è il senso nel non senso.


La risposta è una domanda senza fine.


L'eterna speranza che la notte finisca.

 
 
 

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