La Peste. A. Camus
- Marcello Moscatelli
- 21 mar 2020
- Tempo di lettura: 1 min
La città vivacchiava in una mediocre routine. E gli affari erano tutto ciò che contava. e in questa rassicurante assenza di senso trovavano rassicurazione.
Ma irrompe la peste e la routine viene spezzata.
E ciascuno è di fronte a sé stesso.
E chi inventa una nuova routine
E chi trova nuove occasioni di fare affari
E questi sono coloro che la città com'era era proprio la loro essenza.
Ma poi c'è chi vuole fuggire dalla città in quarantena per raggiungere la moglie, e quando sta per farcela decide di restare per assistere gli appestati.
E chi decide di spassarsela come se fosse l'ultimo giorno. Che potrebbe esserlo davvero
E chi vuole la peste perché ha un oscuro passato da nascondere alla polizia
e la peste ha interrotto le normali attività. Comprese le indagini.
E l'ottimismo e il pessimismo, e ondate di variabili umori collettivi
E quando la peste ha finalmente fine tornare alla normalità si rivela al tempo stesso possibile e impossibile. Qualcosa è cambiato. Per tutti. Per sempre.
Che la peste ha messo tutti davanti alla questione del senso. E quando incontri questa questione in maniera fisica non puoi essere più lo stesso.
Ma la verità la dice quel personaggio che ha capito che la peste è la condizione normale dell'umanità. Che noi in un modo o nell'altro diamo sempre la morte agli altri, così come trasmettiamo il contagio. E dobbiamo ridurre il male che facciamo, e se possibile fare un po' di bene.
E aspira alla santità senza credere in Dio
E sarà l'ultima vittima della peste ormai sconfitta.
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