Ricordi - Radici di una presa di coscienza
- Marcello Moscatelli
- 6 giu 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Ricordo che facevo parte di un piccolo collettivo
quando venne un gruppo di compagni
a proporci di entrare in Rifondazione Comunista
per contrastare meglio Berlusconi
(Erano gli anni della sua prima vittoria elettorale).
E io intervenni e spiegai che noi
non avevamo perso contro un partito meglio organizzato
ma contro qualcosa che aveva a che fare con la comunicazione
E questo ci diceva che le regole del gioco erano cambiate
le cose non funzionavano più come eravamo abituati
il terreno su cui si vinceva e si perdeva
non era più l'organizzazione politica classica
ma le forme nuove della società della comunicazione.
E dentro queste forme nuove e in modo nuovo
dovevamo muoverci.
Insomma capivo che stava succedendo qualcosa
sia pure con un certo ritardo rispetto alla cultura contemporanea
(che ai tempi mi nutrivo quasi solo di Marxismo)
e che bisognava cambiare.
Ma sono passati i decenni
e diverse vicende
e nuove esperienze
e nuove letture
prima che capissi davvero QUANTO le cose erano cambiate
e che la rottura da operare
non era solo con una tradizione politica
ma con l'intera cultura occidentale
da Aristotele in poi.
E' un discorso che su questo blog vado facendo
attraverso brevi articoli
e anche attraverso i testi diciamo letterari che scrivo.
Ma la presa di coscienza chiara
è nata quella volta lì
con una intuizione più da politico che da intellettuale.
I piccoli eventi
scavano come talpe nella coscienza
e alla fine capiamo
che non erano così piccoli come sembravano.
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